La casa di Dylan Dog è “deformabile”.
Tiziano Sclavi ha lasciato ampia personalizzazione ai suoi collaboratori non definendo sin dall’inizio una pianta indicativa.
Tiziano Sclavi ha lasciato ampia personalizzazione ai suoi collaboratori non definendo sin dall’inizio una pianta indicativa.
Esistono solo alcuni elementi che sono una costante, quali ad esempio un indirizzo noto, un campanello urlante e poi, all'interno dell’abitazione, il corridoio con le statue dei mostri che a sua volta rappresenta il “bagaglio culturale dell’autore” con le letture dei “classici”. Per finire lo studio in cui vi è la scrivania, il galeone, ovvero il vascello “Victory”, il poster “THE ROCKY HORROR PICTURE SHOW” appeso alla parete e la penna d’oca con cui Dylan Dog scrive i suoi ricordi sul diario.
A tutto ciò si aggiunge il ripostiglio. Ma esiste davvero questo “stanzino”?
Sclavi in un’intervista rilasciata a Caterina Grimaldi afferma:
“La casa di Dylan Dog è diventata un contenitore che, a parte le caratteristiche sempre uguali, può dilatarsi e ospitare situazioni nuove”.
Non a caso il ripostiglio è presente in particolari esigenze e adattato a nuova camera per gli ospiti dove ha dimorato per un breve periodo Johnny Freak.
“L’ambientazione di alcuni film di Dario Argento era in “città senza nome” e le varie scene venivano girate in luoghi diverse, a Roma, Torino etc. Un collage di scenografie. Più o meno è così anche per la casa di Dylan, una specie di scatola magica, piena di oggetti e ricordi da cui ogni volta può saltar fuori qualcosa di nuovo”.
Rimanere vago sull’aspetto della casa torna utile come espediente per incuriosire il lettore, spinto a farsi una propria idea. Anche per i disegnatori credo avvenga la stessa cosa.
Nonostante la maggioranza si attenga alla cosiddetta “pianta Stano” (2006), vedi immagine in testata all'articolo, qualcuno improvvisa e pensa l’abitazione in modo diverso.
A tal proposito ammirate la pianta realizzata da Bruno Brindisi (1990) in cui noterete evidente difformità interpretativa soprattutto per quanto riguarda la disposizione del corridoio dei mostri.
I lettori si sono spesso chiesti su come accedere a determinate stanze, tra cui il bagno e la cucina. Personalmente trovo più lineare la pianta Stano che prevede lo studio al termine del corridoio dei mostri, vale a dire innanzi agli occhi di chi entra.
Va ricordato che stiamo parlando di un fumetto, ovvero un'opera di fantasia che concede molte licenze narrative, pertanto certe perplessità a mio parere sono ingiustificate.
La casa di Dylan Dog è un omaggio a quella di Sherlock Holmes mentre il “safarà” di oggetti è ispirato alle case degli amici di Sclavi, in primis a quella di Sergio Bonelli, colma di libri e ricordi (cit. "Almanacco dell'avventura 2013 - Speciale Sergio Bonelli) vedi qui.
Gli elementi essenziali sono definiti e presenti sin dall’esordio in edicola del presonaggio, indenni agli stravolgimenti che ha subito la serie, come a voler testimoniare che il tempo si è fermato, anche se sappiamo che il suo decorso ha fatto evidenti danni.
“I fumetti Bonelli sono di altissimo livello per quanto riguarda il disegno ma le sceneggiature hanno un’importanza basilare, così come è anche vero che il disegno si nota subito a colpo d’occhio. Ciò nonostante un bel disegno non salva una brutta storia ma certo è essenziale per una storia bella".
I disegni si sono evoluti nel corso di questi 25 anni di vita trascorsa con Dylan Dog e non si è notato un grave degrado artistico. Qualcuno potrebbe evidenziare la mancanza di dettagli nelle opere di taluno, intervento richiesto probabilmente per contenere i costi di produzione e adeguarli alla diminuzione del venduto, ma ciò non ha comunque inficiato la maestria dei disegnatori assegnati a questo fumetto.
Di riflesso viene operata una censura nelle tavole, spesso ingiustificata. Ci viene segnalato dai disegnatori che nei propri spazi web pubblicano i loro lavori per come erano in origine, e che risultano in alcune occasioni difformi da ciò che viene approvato dalla casa editrice.
Questo aspetto fa parte dell’impoverimento sia narrativo che artistico di cui soffre oggi il personaggio.
La casa di Dylan Dog è ancora lì, immutata in quel di Londra al civico 7 di Craven Road e, seppur pensata in tanti modi differenti, è una delle costanti che legano tutti noi appassionati all'indagatore dell'incubo.
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