venerdì 19 aprile 2013

SERGIO BONELLI: L’UOMO CHE AMAVA L'HORROR

SERGIO BONELLI DI SINISA marzo del 2012 sul blog vi raccontai quanto segue… 


Correva l’anno 1986, ci troviamo a Milano al cinema “Ducale”, è autunno inoltrato.  In sala viene proiettato un film, si tratta di THE HOWLING”L’ululato di Joe Dante e ciò avviene poco prima dell’uscita del nuovo fumetto di genere horror: “DYLAN DOG”.   Proprio in quella sala del Ducale è presente un imprenditore milanese molto noto, Sergio Bonelli, appassionato di cinema.   La stessa sera gli viene presentato Stefano Marzorati che, con Elisabetta Crespi, erano i redattori di un cine-club milanese, il Citizen Kane’s Club avente sede al teatro-cinema Actor’s Play house in Piazza Napoli al numero 27, il cosiddetto cinema Ducale, un vecchio stabile un po’ gotico, spettrale e quindi molto adatto alla proiezione di pellicole horrror.  


A settembre dello stesso anno Stefano Marzorati realizza un’intervista alla Sede della “Sergio Bonelli Editore”.  Marzorati fu innanzitutto un lettore di Dylan Dog, fumetto che a suo dire “riuscì a stravolgere il panorama fumettistico legato al genere horror”.   Con questa dichiarazione, oserei dire assolutamente obiettiva, si conferma quanto tutti sappiamo: l’eccezionale talento di un autore, Tiziano Sclavi, che riuscì a fare una vera e propria sciacquatura dei panni in Arno di un genere per troppo tempo considerato di serie C,  e accostato ad una pornografia gretta e sordida.  


Il fumetto della paura, dell’orrore, per dirla all’italiana, prima dell’avvento di Dylan Dog aveva dei contenuti in cui la componente erotico-pornografica era determinante.  Pertanto, lo scarso  contenuto culturale di questi “giornalini”, li condusse ad avere una struttura portante basata sul sesso e destinata a crollare in breve tempo.  Questa situazione era ben nota a Sclavi che abilmente ne approfittò.  


Con Dylan Dog quindi si volta pagina, il pluricensurato splatter, caratteristico di certe riviste di corrente “ACME”, viene riproposto e “fuso” all’horror (struttura portante) che a sua volta è “depurato” da tutti quegli "attributi", in senso ampio,  che lo avevano condotto ad essere un intrattenimento da consumare nelle sale da bagno. 



 LETTERA SERGIO BONELLI

Il successo del nuovo eroe di casa Bonelli, Dylan Dog, fu inaspettato e inatteso sia dall’Autore che dall’Editore.   Quel periodo divenne terreno fertile per manifestazioni culturali che permisero una affermazione, e una maggiore diffusione, di quello che fu, ed è tutt’ora, un fenomeno di costume ancora attuale.  


Mentre vi scrivo Dylan Dog sta sopravvivendo di rendita, o meglio di retaggio del suo passato, quello “sclaviano”, delle attente supervisioni dell’autore, delle citazioni inserite ad arte, dei giochi all’indizio ingaggiati con i lettori e non di meno il periodo in cui il cinema horror classico, e contemporaneo, era ispiratore delle avventure di un personaggio ben inserito nel mondo della paura, e non lasciato in balia di tanti sceneggiatori, e dei loro stili difformi l’uno dall’altro, nonostante il Curatore della serie, in una recente dichiarazione resa alla trasmissione “FUMETTOLOGY”, abbia sostenuto che “la pluralità di sceneggiatori sia utile per imitare lo stile narrativo di Sclavi”.   Innegabilmente una coraggiosa dichiarazione!  


I buoni risultati delle vendite di Dylan Dog, e l’indiscusso gradimento dei suoi lettori, spinsero Sergio Bonelli a chiedere a Stefano Marzorati, amante di cinema horror e ad Elisabetta Crespi, sua collaboratrice, di organizzare un “FESTIVAL”, un rassegna di cinema che permettesse al pubblico di conoscere meglio il neonato personaggio residente in Craven Road al numero 7.  


L’Editore diede notizia ufficiale dell’avvento dei cosidetti “DYLAN DOG HORROR FEST” nella posta del #13, “Vivono tra noi” – datato ottobre 1987, anticipando la locandina dei festival disegnata da Claudio Villa.  


Il vero curatore e presentatore di queste rassegne fu quindi a tutti gli effetti Stefano Marzorati.  


Ho di ricente acquistato del materiale pubblicitario di queste manifestazioni e sono rimasto particolarmente colpito da una lettera firmata dallo scomparso Sergio Bonelli.  


Tra i lettori di Dylan Dog è fortemente diffusa l’idea che il più acerrimo nemico dell’horror fu proprio Sergio Bonelli, il quale condusse la Redazione ad abbandonare definitivamente quella strada, e in particolare lo splatter che faceva da cornice.   Non si può certo negare che vi sia un fondo di verità e la motivazione va ricercata nell'interrogazione parlamentare contro lo splatter e il gore, che indusse l'Editore ad essere scrupoloso sulle tematiche inserite nei suoi fumetti.   Esiste comunque un Sergio Bonelli non del tutto conosciuto che nella lettera inserita in questo post si racconta in questo modo: 


"Con Dylan Dog siamo finalmente riusciti ad affrontare uno dei generi che amo di più: l’orrore.   Complici, in questa iniziativa, l’amicizia e il talento di Tiziano Sclavi”    Nutro da sempre una grande passione per il cinema.   Una passione che risale a quando, ancora ragazzo, vivevo con emozione la meravigliosa stagione che il cinema ha attraversato negli anno ’50 e ’60.   Una passione che, per mia fortuna, sono riuscito a inserire anche nella mia vita professionale, di editore e di sceneggiatore di fumetti.   Sotto certi aspetti, infatti, la pagina disegnata mi è sempre apparsa come un “parente povero” del mezzo cinematografico.   “Povero”, sia ben chiaro, non certo per quanto riguarda le idee e la creatività, quando per la mancanza di movimento, di sonoro, di effetti speciali.   Insomma, di tutti quegli elementi che sullo schermo possono rendere, in certi casi, affascinante anche una storia non particolarmente esaltante.   E’ proprio grazie a Tiziano che il divario sopracitato tra cinema e fumetto sembra attenuarsi, in un momento in cui le sorti dell’orrore, almeno in Italia, non sono del tutto rosee.   Il “DYLAN DOG HORROR FEST” in un certo senso, oltre ad essere un segno di riconoscenza verso tutti quei lettori di Dylan che sono anche appassionati di orrore su celluloide, è proprio un omaggio a tanti “parenti” illustri, un modo per ringraziarli e per ricordare le affinità culturali che ci legano.   FIRMATO:  SERGIO BONELLI”.


Da ciò che avete letto si delinea un'inedita figura di Editore appassionato di horror e appassionante, che riassume in poche righe quello che già vi ho raccontato in un precedente articolo: c'era timore alla casa editrice milanese, quando Sclavi propose alla Direzione di pubblicare un fumetto dell’orrore. 


Timore in quanto lo stesso Bonelli conosceva perfettamente i giornalini che uscivano in edicola, dedicati a un genere bistrattato e strumentalizzato, almeno in Italia, ci racconta nella lettera, ed è proprio così. 


Affrontare questa tematica fu per la “Bonelli” un qualcosa di eccezionale, fuori dai loro canoni abituali per intenderci, ma Sergio, sempre molto incline all’avventura, e a tal proposito si pensi ai suoi viaggi esotici, accolse la sfida con coraggio ottendendo degli ottimi risultati.  


Purtroppo lui non c’è più ma vorrei potergli scrivere un’ultima volta, già in passato lo feci, per dirgli che effettivamente le affinità culturali che legano l’Editore e il lettore sono importanti ma, ad un certo punto, sembra che in Redazione se ne siano scordati, alla luce di quanto messo nero su bianco nella lettera riprodotta.  


Non sarà certo con la pluralità di sceneggiatori, come sostenuto dal Curatore, che verranno ristabilite le affinità culturali che ci legavano a quell’artigiano dei fumetti, tutt’altro, la problematica ritengo vada rivista in senso oggettivo, e non soggettivo, tenuto conto dei nuovi successi emergenti che hanno confermato quanto la paura e lo splatter, se serviti con arte e con l’aggiunta di contenuti che facciano riflettere, siano ancora oggi fonte di grande interesse per il pubblico.       Licenza Creative Commons I contenuti di questo sito, curati da Stefano Prioni, ,sono concessi in Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Unported. Permissions beyond the scope of this license may be available to click HERE

4 commenti:

  1. Le dichiarazioni del curatore accettiamole con la stessa ingenuità con la quale sono state pronunciate. C'è sempre tempo per cambiare rotta... ma occhio agli iceberg!

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  2. Secondo me, hai usato la parola giusta per descrivere il mitico Sergio Bonelli, ovvero " ARTIGIANO", ed è purtroppo quando diventa industria o meglio multinazionale, che certi cose vengono a mancare.
    Una senza dubbio è il parere di chi poi acquisterà l'oggetto, per cui non meravigliamoci più, che tutto ciò non accada.

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  3. Si autodefiniva l'artigiano dei fumetti

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