DYLAN DOG #306 "IL BAULE DELLE MERAVIGLIE".
- Sceneggiatura: Giancarlo Marzano.
- Disegni: Ugolino Cossu.
- Copertina: Angelo Stano.
- sceneggiatura: discreta;
- disegni: ottimi;
- copertina: buona.
Si comunica a chi non ha ancora letto l’albo, prima di procedere con la lettura, che la recensione svela contenuti importanti.
Questo è un albo difficilmente commentabile.
Credo che notizie del malcontento dei lettori, di una buona fascia di lettori, siano giunte in Via Buonarroti a Milano.
Marzano ce la mette tutta per inserire nella sceneggiatura elementi tipici di narrazione da retaggio, propri del personaggio. Abbiamo quindi splatter più presente del solito, che comunque resta condito da umorismo caricaturale, accenni a scene di sesso. E' abbastanza evidente che a pagina 49 nella vignetta in alto a destra il disegnatore abbia voluto inserire un nudo che non è certo come quello dei tempi che furono, il capezzolo appena accennato, palese censura come da rito.
Per terminare, Bloch che si preoccupa di poter perdere la tanto sospirata pensione e alla fine il ritorno del diario compilato da Dylan Dog.
Troviamo a pagina 48 un “Groucho” dall’espressione molto particolare, insolitamente seria, forse una delle poche vignette in cui assume un atteggiamento da rimprovero, in questo caso verso i 2 barellieri pronunciando la frase “il perdono non è per gli stupidi”.
Nuovamente un'avventura non “da ingaggio”. La scelta editoriale punta ancora sulla vita privata del personaggio che si occupa di un problema della fidanzata di turno.
Con quel “nuovamente” mi riferisco al n. 304 “Terrore ad alta quota” dove abbiamo almeno 2 elementi in comune con il n. 306 .
La storia si evolve in modo fiacco, il misterioso baule sembra preso in prestito da “Mille e una notte” con un finale scontato e poco chiaro.
Ometto di fare un riassunto in quanto lo ritengo inutile, una recensione, a mio modo di vedere, deve aggiungere degli spunti di riflessione che sono diretti a chi la storia ha intenzione di leggerla, superfluo quindi riassumerla, preferisco incentivarne la lettura.
Non mi sento di esprimere un parere del tutto negativo su questo albo, qualcosa sembra si stia muovendo.
In “Bonelli” dovrebbero lasciare gli sceneggiatori, e di riflesso i disegnatori, più liberi di spingersi oltre, non sarebbe certo un oltraggio al pudore, se pensate che oggi, mentre scrivo, in prima serata e di domenica, su taluni canali vengono trasmessi talk show con sfoggio di seni accompagnati da sloogan che di protesta lecita hanno ben poco, nella fascia oraria tra le 21 e le 22.
Per quanto riguarda i disegni, Ugolino Cossu è al solito, ben curati e anche abbastanza ricchi di particolari.
La copertina non mi convince del tutto, questo mese il lavoro di Stano mi è piaciuto meno del solito.
Che aggiungere? Speriamo nell'arrivo di un cliente per il nostro Dylan in quanto molti si straranno chiedendo come fa a sopravvivere vista la sua costante precarietà lavorativa.
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Prporio oggi sono andato in edicola a prenderlo, e chissà come mai è già la seconda volta che la copertina ha una strana riga, cioè sembra essere stato stampato esattamente così.
RispondiEliminaMi chiedevo se anche i vostri sono così?
Ed inoltre se l'edicolante può rifiutare la vendita dell'oggetto non essendo in buone condizioni, può essere che ad alcune edicole vengano spedite copie non perfette?
Vi ringrazio, ciao a tutti?
Capita, difetti di stampa, motivo per cui ogni mese passo qualche minuto a scegliermi la copia, fallo anche tu!
RispondiEliminaAdesso che ci penso, mi è sembrato di rivire un'altro racconto, ed è "RIFLESSI DI MORTE" dove guarda caso il nostro caro old boy ha l'ennesima sfida con un'oggetto e si piazza davanti per vedere cosa succede??
RispondiEliminaMi sbaglio forse?
Se è no, credo che a questo punto sia chiaro il punto a cui accenni tu, che molto probabilmente è il caso che qualcuno deva spingersi oltre!
Non credo a questa teoria. Diversi oggetti hanno riguardato le storie di Dylan Dog, pensa al galeone uscito da Safarà, il campanello e altri. Lo sceneggiatore non ha voluto fare un remake di "Riflessi di morte", è una storia a sè stante, almeno secondo me, a parte che uno specchio non è un contenitore, penso che noi lettori stiamo dando a questo albo più peso di quello che ha.
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